“Dire che non ti importa della privacy perché non hai nulla da nascondere è come dire che non ti importa della libertà di parola perché non hai nulla da dire.”
Con questa frase potente, Nicola Vaccari ha aperto uno degli episodi più stimolanti di Accademia S₿AM, tenuto al PoW.space di Lugano. Conosciuto per il suo lavoro con Bitcoin Valley, Comproeuro e Quickexchange, Nicola è da anni una voce autorevole sull’uso pratico del Bitcoin e un convinto promotore della privacy nell’era digitale.
Un Tema Troppo Spesso Ignorato
Nonostante la sua importanza, la privacy è ancora ampiamente fraintesa — anche in un Paese come la Svizzera, dove molti si sentono naturalmente protetti da leggi e tradizioni locali. Ma come ha sottolineato Nicola, sentirsi al sicuro non significa esserlo davvero. Nel mondo iper-connesso di oggi, la privacy è sotto attacco, e chi usa Bitcoin — forse più di chiunque altro — deve prenderla sul serio.
Bitcoin ≠ Privacy di Default
Uno dei messaggi chiave della serata è stato sfatare un mito diffuso: Bitcoin non è anonimo, ma pseudonimo. Significa che, anche se il tuo nome reale non è collegato a una transazione, gli indirizzi del tuo wallet, i pattern d’uso e i comportamenti di pagamento possono essere analizzati, rivelando molto più di quanto immagini.
Riutilizzare lo stesso indirizzo, usare explorer pubblici o condividere transazioni possono, nel tempo, compromettere la tua criptoprivacy.
Strumenti e Compromessi
Nicola ha guidato il pubblico attraverso una panoramica di pratiche legate alla privacy online — alcune semplici, altre più tecniche — spiegando perché ogni accorgimento fa la differenza:
- Usare un indirizzo diverso per ogni transazione
- Far girare un proprio nodo Bitcoin per evitare di “leakare” informazioni
- Utilizzare VPN e servizi email orientati alla privacy
- Sfruttare Lightning Network, dove molte transazioni non vengono registrate sulla blockchain pubblica
Ma ogni livello di privacy ha i suoi compromessi: spesso significa rinunciare alla comodità. E va bene così. Come ha detto Nicola:
“La privacy si suda. Serve impegno — ma ne vale la pena.”
Scenari Reali
Dai giornalisti a rischio ritorsioni agli imprenditori che proteggono dati sensibili, l’incontro era pieno di esempi concreti. Anche le persone comuni, ci ha ricordato Nicola, hanno il diritto di “farsi i fatti propri.” Che si tratti di usare un nickname per iscriversi a un evento o evitare un KYC non necessario quando è legalmente possibile, ogni scelta conta.
Il Dilemma Normativo
Uno dei passaggi più complessi ha riguardato il confronto tra privacy e normative. Mentre alcuni Paesi spingono per un controllo totale tramite KYC e scambi automatici di dati, la Svizzera offre ancora un po’ di respiro. Ma Nicola ha messo in guardia: le leggi cambiano, e aspettare che sia troppo tardi non è una buona idea.
Trovare il Proprio Equilibrio
Non esiste una soluzione unica per tutti. Ognuno ha un diverso livello di rischio, conoscenza e tolleranza. La chiave è trovare il proprio compromesso e fare scelte informate.
Come ha scherzato Nicola:
“La privacy non è un interruttore acceso/spento. È uno spettro — ed è una tua responsabilità.”
Considerazioni Finali
Questo episodio di Accademia S₿AM è stato allo stesso tempo una sveglia, una guida pratica e una riflessione filosofica. Ci ha ricordato che Bitcoin senza privacy è incompleto, e che mantenere la nostra autonomia digitale richiede uno sforzo consapevole.
Se ti sta a cuore la libertà, ti deve stare a cuore anche la privacy.
Cos’è Accademia S₿AM
Ospitata al PoW.space, Accademia S₿AM è una serie educativa gratuita che esplora il mondo Bitcoin da tutte le prospettive: tecnica, filosofica, giuridica ed economica. Questo era l’episodio conclusivo del ciclo dedicato alla privacy, ma una nuova serie è già in preparazione, con focus su protocolli di scalabilità Bitcoin.
Resta connesso — e resta sovrano.